Librettisti: Librettisti Giuseppe Giacosa, Luigi Illica
Antefatto: subito dopo il grande successo che raccolse con Manon Lescaut, Puccini iniziò a contemplare il soggetto per un’opera successiva. Luigi Illica cercava di convincerlo che la storia di Henry Murger ambientata nel quartiere latino di Parigi sarebbe stato un successo e un’opera importante, mentre il compositore vacillava fra questa e altre idee. Nel Febbraio 1893, dopo la prima di Manon, Puccini chiese a Illica di realizzare uno scenario, che gli eseguì nel giro di una settimana. È molto probabile che all’incirca nello steso periodo, Ruggero Leoncavallo, che precedentemente aveva trovato il romanzo di Murger e che era già pronto a lavorare duramente su un libretto per conto suo, potrebbe aver menzionato questo fatto passando a Puccini e Ricordi, dando attenzione in seguito al libro. In questo periodo, c’era una grande rivalità tra compositori come Catalani, Leoncavallo, Fianchetti, Puccini, Ma scagni e Ricordi fece promettere a Puccini di non proferire parola con nessuno riguardo ai loro piani. Ad ogni modo, nel 1894, Puccini e Leoncavallo si incontrarono ad un cafè di Milano e nel corso della loro conversazione Puccini menzionò il fatto che stava per comporre la sua opera La Bohéme. A questo punto il rivale divenne furioso e accusò Puccini di avergli rubato l’idea che gli aveva menzionato l’anno prima: infatti, Leoncavallo dichiarò che aveva offerto a Puccini, a quel tempo, il suo stesso libretto per La Boheme. Poiché il libro era comunque di pubblico dominio, l’autore non poteva rivalere nessun diritto, e così cominciò una corsa tra i due compositori per vedere chi per primo avrebbe finito l’opera. Leoncavallo fece prontamente un annuncio pubblico sui giornali sul soggetto della sua nuova opera (Leoncavallo era molto popolare dopo il grande successo del suo Pagliacci nel 1892): Puccini rispose per le rime ed emise una dichiarazione che fu trasportata sui giornali il giorno seguente. Ricordi era felicissimo di avere un mezzo per tenere Puccini a lavorare duramente alla sua opera, e infatti, il compositore eseguì la prima della sua Bohéme diciotto mesi prima di quella del suo rivale. Mentre Illica scriveva lo scenario e sviluppò la trama in dettaglio, Giuseppe Giacosa metteva la prova in versi e aggiungeva finezze e puliture al libretto. Le ripetute richieste di Puccini affinché Giacosa riguardasse e rivisitasse il suo lavoro erano un tormento per il librettista, che per sua stessa ammissione, non era uno capace di lavorare velocemente. A partire dalla metà del 1893, il compositore ritornò nella sua casa a Torre del Lago per continuare a lavorare alla sua opera, fra le visite fece anche le varie aperture delle nuove produzioni di Manon, prima a Hamburg, poi a Bologna, poi all’inizio del 1894 a Napoli. Illica e Giacosa continuavano il loro lavoro assiduamente, nonostante alcune coercizioni da parte dell’editore, tanto che ad un certo punta Giacosa perse completamente interesse e si rifiutò di continuare. Anche Puccini dubitava molto del modo in cui il prezzo era stato infiorettato. Minacciò di smettere e chiese a Illica di trovare un nuovo soggetto al quale uno dei due avrebbe potuto lavorare. Per tutto il 1894 Puccini continuò a viaggiare, lasciando Ricordo nella sua disperazione perché la Boheme stava procedendo a rilento. Pregò il compositore di tornare a lavorare e Puccini accettò, ma allo stesso tempo, Illica fu risoluto nella sua decisione di fermare i lavori sull’opera. Ricordi venne forzato a fissare un incontro in cui tutti quanti avrebbero risolto le proprie divergenze sul libretto. Dopo di che, Puccini lavorò veramente molto alla musica e a partire da Settembre era quasi del tutto soddisfatto dell’opera. Dall’inizio del 1895 il team era completamente d’accordo sul modo in cui il pezzo stava prendendo forma e durante il resto dell’anno, Puccini lavorò fermamente alla musica, sebbene ulteriori problemi sorsero di nuovo con Giacosa. L’opera finalmente ebbe la sua prima a Torino al Teatro Regio il 1 Febbraio 1896, sotto la direzione del Maestro Arturo Toscanini e fu presentata, nello stesso anno, anche Roma, Palermo, Napoli e Buenos Aires; così grande fu il suo successo che l’anno seguente, l’opera debuttò a Parigi, Brussels, Londra, Edimburgo, Glasgow, Manchester, Berlino, Vienna e Venezia.
Sinopsi: Un poeta, Rodolfo, e il suo amico, Marcello un pittore, muoiono di fame, conducendo una vita bohemienne nell’inverno parigino del 1830. cercano di scaldare la loro stanza bruciando parti dei manoscritti di Rodolofo, quando giungono due amici, Colline e Schaunard, portando provviste e un po’ di soldi. I quattro decidono di andare nella taverna locale per festeggiare la Vigilia di Natale. Rodolfo li seguirà un attimo dopo, poiché stava lavorando ad un articolo che doveva completare. È da solo quando sente bussare alla porta. È una bellissima e giovane vicina, Mimì, che chiede luce per la sua candela. Rodolfo gliela accende, ma si spegne di nuovo. Lui le sfiora la mano e sentendola molto fredda gliela prende tra le sue per scaldarla, raccontandole dei suoi sogni di poeta. Anche lei racconta qualcosa di sé, e i due si innamorano. Escono per raggiungere gli amici di Rodolfo al cafè, dove trascorrono una splendida serata alle spese (inaspettate) di un vecchio ammiratore di Musetta, amata da Marcello.
Qualche settimana dopo, Mini racconta a Marcello che l’insana gelosia di Rodolfo li sta allontanando. Rodolfo appare inaspettatamente e Mimì si nasconde dietro un albero. Rodolfo racconta a Marcello che Mimì è malata, e che dovrebbe stare con qualcuno che possa prendersi cura di lei. Ma Mimì non riesce a frenare la tosse e Rodolfo la scopre dietro l’albero. Gli amanti si conciliano, e se ne vanno abbracciati. Nell’atto finale, Rodolfo e Marcello sono nella loro soffitta con i loro due amici. Musetta arriva con la notizia che Mimì è fuori dalla porta, troppo debole per salire le ultime scale che la portano alla sua stanza. Rodolfo la porta dentro e la adagia sul letto. Musetta cede i suoi orecchini, Colline il suo cappotto per comprare le medicine per la morente Mimì. Soli per qualche tempo i due innamorati ricordano e parlano del loro amore . Gli altri tornano ma è troppo tardi: Mimì è quasi morta mentre Rodolfo riversa il suo dolore sul suo corpo.
Clicca qui per raccontarci della produzione più bella di quest’opera che tu abbia mai sentito e visto.